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da PENNY » 04/09/2020, 10:49
Un po di review veloci accumulate in un agosto senza ferie in pratica:
Dogtooth
Recuperato finalmente, gran film. Lanthimos probabile abbia 2 o 3 turbe psichiche, ma chi siamo noi per giudicare.
47 Meters Down
Noiosetto, fa il compitino, gli squali sono perlopiù una minaccia incombente che veri protagonisti, ma la personalità latita sotto tutti i punti di vista e le attrici sono a livello Corinna Negri.
Da 5 Bloods
Se "BlacKkKlansman" è servito per espiare la colpa dell'obbrobrio del remake di "Oldboy", con questo farò finta di dimenticare "Miracolo a Sant'Anna". Che mina ragazzi, son tornato a volere tantissimo bene a Spike.
Il portaborse
Lacuna colmata finalmente, film amaro e cattivo come pochi, con Nanni e Orlando enormi.Probabilmente il migliore di Luchetti.
Burning
Ha un pregio, a mio avviso porta in maniera eccellente sullo schermo l'atmosfera di un libro di Muramaki, ho provato le stesse sensazioni che mi danno le pagine dei suoi libri. Il film però non mi ha coinvolto minimamente, non saprei neanche dire perchè fino in fondo, so solo che lei mi dava i nervi come spesso mi capita con i personaggi dello scrittore giapponese, che alla lunga finiscono per assomigliarsi un po tutti. La storia non c'è, al solito non ricevi spiegazioni ed è tutto lasciato al non detto e alla tua interpretazione, cosa snervante quando portata all'eccesso per quanto mi riguarda. Sicuramente è un problema mio, perchè è un film che ha raccolto recensioni entusiaste più o meno ovunque mi sembra.
The Golden Glove
Un biopic eccellente.
La storia del mostro di St. Pauli è il pretesto per portarci nella Germaniza ovest degli anni 70, raccontata nei suoi bassifondi con una lente d'ingrandimento che ha un particolare gusto per il grottesco. Una carrellata di personaggi miserrimi, non c'è una via d'uscita, non c'è speranza, c'è solo puzza d'alcool, dolore e rassegnazione. Consigliatissimo.
Underwater
Letteralmente Alien rifatto sott'acqua. Non si vede niente per 3/4 del film perchè sono a millemila metri di profondità, confusione e fastidio sono le parole chiave di tutte le scene d'azione. Il nero muore per primo come da regola. Filmaccio.
Caché
Haneke gioca sempre sulle emozioni forti, ma in questo caso la storia dei protagonisti è solo un pretesto per parlare del rapporto ancora irrisolto che hanno i francesi con il loro passato coloniale, i personaggi interpretano le varie anime di un dibattito da loro ancora attualissimo. Intelligente l'uso che Haneke fà delle riprese dello "spione", fin dalla prima scena si prende gioco dello spettatore, il quale in diverse occasioni non sa se sta guardando il film o sia finito suo malgrado nella cassetta mandata alla coppia dei protagonisti, in un sottile gioco metacinematografico.
The Nightingale
Quando fu presentato a Venezia a fine proiezione la Kent venne insultata e fischiata da un manipolo di idioti che probabilmente non saprebbero riconoscere un grande film neanche se ci sbattessero contro il naso. La Kent è la regista di "Babadook" uno degli horror migliori da anni a questa parte, ma questa volta sembra ispirarsi all'altro regista horror emergente Robert Eggers e al suo "The Wich" per atmosfere, rigore formale e ricerca storiografica precedente alla stesura della sceneggiatura. "The Nightngale" però non è un horror checchè se ne dica, rientra nel filone dei rape e revenge e del western a mio avviso, manca del tutto la componente soprannaturale che lo farebbe rientrare nell'horror.
Come in "Caché" anche in questo caso di parla di colonizzazione, quella poco raccontata degli inglesi sul territorio australiano, dove sterminavano le popolazioni indigene e spedivano i galeotti dal vecchio continente. La protagonista è appunto una galeotta irlandese, alla quale uccidono il marito, il figlio e subisce 2 stupri (scene parecchio forti da vedere). Come conseguenza di ciò partirà all'inseguimento dei suoi aguzzini accompagnata da una guida aborigena. Non ci sono buoni in questo film, tutti tra di loro si odiano e sono razzisti, misogini e classisti, pronti ad allearsi tra loro solo temporaneamente e per necessità, non c'è un singolo personaggio positivo in tutto il film, perchè questo era l'humus da cui è nata l'Australia che conosciamo oggi sembra volerci dire la regista. Un film asciutto, che non fa sconti e vuole raccontare la storia della sua terra senza essere didascalico, ma solo attraverso le azioni dei personaggi.
A me è piaciuto molto e non fa che confermare l'enorme talento della Kent.
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